mercoledì 15 febbraio 2012

Barriere architettoniche, un problema ancora aperto.


Qui sotto vi voglio riportare l'articolo di un amico con problemi conseguenti ad un incidente che ho incontrato tra coloro con cui grazie al nuoto vengo in contatto.

Barriere architettoniche, un problema ancora aperto
Le invalidità possono essere: genetiche o congenite, causate da malattie, incidenti e traumi di vario genere.
L'invalidità generalmente considerata è quella motoria, cioè l'impossibilità assoluta o relativa della persona a spostarsi autonomamente. Dobbiamo però tener conto che esistono anche invalidità di altro tipo: visiva, uditiva, dell'orientamento, intellettiva che possono causare comunque serie difficoltà negli spostamenti.
La mobilità è relativa all'ambiente familiare, alla deambulazione sulla strada o marciapiede, all'accedere agli uffici, ai negozi, ai bar e ristoranti, alle scuole.
L'ambiente di lavoro, per chi ha la fortuna di averlo, è importante in modo assoluto. Basti considerare come la maggior parte della vita attiva dell'uomo trascorre in ambiente lavorativo.
Le "barriere architettoniche" riguardano l'impossibilità o la grande difficoltà di transitare nei percorsi pedonali, di accedere ad ambienti a causa di corridoi troppo stretti, di gradini, di rampe troppo ripide, di ostacoli vari. Tutte queste difficoltà possono e debbono essere eliminate o ridotte, con un'attenta progettazione degli edifici e degli spazi comuni.
Diverso e più difficile è però intervenire sull'esistente. In Italia le prime normative tese a risolvere i problemi connessi alle barriere architettoniche, risalgono agli anni '60. Da allora la legislazione si è accresciuta, l'ultima normativa è rappresentata dal testo unico sull'edilizia n. 380/2001 dove si fissano le procedure per l'abbattimento delle barriere architettoniche.
Anche la Regione Veneto ha legiferato in proposito. Infatti, l'ultimo atto della regione, il Decreto di giunta n. 841/2009 prescrive la disciplina in materia di eliminazione delle barriere architettoniche.
Le persone indipendentemente dal loro stato di salute saranno messe in grado di raggiungere l'edificio che desiderano e di usufruire in autonomia e sicurezza di tutti i suoi servizi. Con orribile neologismo si parla di "aiuto in approntamenti ambientali e strumentali". Bisogna perdonare il linguaggio burocratico, in pratica il Decreto stabilisce che devono essere sistemati montacarichi, corrimano e rampe per facilitare l'accesso agli ambienti. Con lo stesso linguaggio si citano degli ambienti definiti "attrattori": in realtà il burocrate, anche se con parola orrenda, vuole indicare scuole, uffici pubblici, giardini, ed altri locali di pubblico interesse.
Naturalmente noi sappiamo che le vie verso l'inferno sono lastricate di buone intenzioni, quindi tutti bisognerà essere vigili perché queste norme siano applicate e adeguatamente finanziate.
La medicina moderna consente una buona qualità di vita anche a persone che negli anni '50 non sarebbero sopravvissute.
L'altra faccia della medaglia,però, è rappresentata dall'aumento dei costi e dall'obbligo di rendere la vita di tutti degna di essere vissuta, tenendo quindi presenti le diverse esigenze.
Non è solo un concetto di empatia cioè un processo inconscio, tipico dell'uomo e presente in misura minore nei primati e forse nei delfini, in grado di capire i desideri e le necessità dell'altro. È anche la consapevolezza di dovere rendere un servizio di reciprocità, perché un incidente, o una disabilità, purtroppo può colpire ciascuno di noi, senza colpa alcuna e all'improvviso.
Di conseguenza deve essere consentito a tutti, indipendentemente del loro stato, di potersi muovere autonomamente, senza essere bloccati da gradini, strettoie, rampe eccessivamente inclinate, ostacoli vari o istruzioni confuse o assenti.
Che cosa possiamo fare per risolvere i problemi nati dalla presenza di barriere architettoniche? Chiedere anzitutto con coraggio e determinazione, anche attraverso gli Uffici comunali, la semplice applicazione delle leggi che già esistono, che obbligano a rimuovere le barriere architettoniche.
Una civiltà si misura anche dal trattamento che è riservato a chi ha più bisogno, non dall'opulenza di chi già possiede il bene più prezioso: la salute.

Luca Fonte Basso

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